Alluce valgo: cos’è e come si corregge

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L’alluce valgo è un problema comunedeformità del piede che colpisce soprattutto le donne. E’ possibile effettuare una correzione o comunque un miglioramento dei suoi effetti. Leggi qui e scopri come!

Cos’è e come può essere curato l’alluce valgo? Le cause possono essere biomeccaniche se legate al movimento dell’arto: spesso ci si riferisce all’avampiede varo, al piede piatto o al primo metatarso più corto rispetto al secondo.

Le cause metaboliche, invece, riguardano i processi chimici e fisici all’interno del corpo, come l’artrite reumatoide, la gotta o sindromi come la Sindrome di Down. Infine, le cause traumatiche riguardano un fatto accidentale.

Fattori di rischio: artrite reumatoide, minore resistenza degli arti a stress meccanici e familiarità con la patologia (secondo gli ultimi studi in merito, le malattie dei piedi sono spesso ereditarie); gravidanza, calzature strette in punta e tacchi alti.

L’alluce valgo si presenta in modi diversi: deviazione verso l’interno del primo metatarso, spostamento all’esterno o rotazione dell’alluce, deviazione della sua punta verso le altre dita e formazione di una sporgenza ossea con conseguente allargamento dei tessuti molli del piede.

Tutto ciò causa dolore intenso e interno, rossore e gonfiore e limita la capacità di movimento. La forma più grave è l’alluce valgo severo, e prevede un problema tra il primo ed il secondo dito.

Dopo una normale visita, si ricorre alla radiografia e nei casi più gravi alla risonanza magnetica. Possono essere utili, infine, la baropodometria e la gait analisys, esami al computer che analizzano la distribuzione del carico nel piede e la postura durante il passo.

In caso di non necessità di un intervento chirurgico, si ricorre ad una terapia di tipo conservativo: vengono usate calzature adatte, plantari su calco gessato e un po’ di terapia fisica.

Se il paziente dovesse aver bisogno di una operazione, ciò verrebbe deciso in base alle condizioni, ma spesso si ricorre all’osteotomia del primo metatarso: distale, prossimale o diafisaria in base alla gravità del disturbo.

L’intervento è controindicato nel caso di problemi vascolari (rischio di necrosi ischemica o perdita del dito).  Per un corretto recupero, dai 30 giorni dopo l’operazione occorre rivolgersi all’ortopedico per esercizi di fisioterapia.

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